Il fiume Yangtze, l’arteria principale del lavoro e della Cina, scorre per oltre 6.500 chilometri (4.100 miglia) dal punto più a ovest del paese nella provincia di Qinghai attraverso le regioni sia più sia meno popolate, fino a Shanghai nell’est. Con il fiume come metafora del costante cambiamento, ho fotografato il paesaggio e le persone che ne abitano le rive lungo tutto il suo percorso. Ho lavorato d’istinto, cercando di non farmi influenzare da quello che sapevo sulla Cina. Volevo usare ciò che trovavo e sentivo. Anche se inconsciamente, non credo sia una coincidenza che io abbia navigato sul fiume contro corrente.
Vivono più persone sulle sponde del fiume Yangtze che in tutti gli Stati Uniti: cioè una ogni 18 persone sul pianeta. E da solo è la più grande fonte di inquinamento nell’Oceano Pacifico. Questo straordinario fiume è imbevuto dell’essenza cinese. È molto più di un semplice condotto d’acqua. Raccoglie la loro storia e il loro folklore. Scorre nel sangue delle persone. Il fiume ha catturato la mia immaginazione e mi ha portato con sé in viaggio.
Mentre rimanevo lì a guardare l’acqua che scorreva, mi domandavo se quell’acqua fosse un’acqua che avevo già visto in altri viaggi, passata dall’oceano, evaporata, divenuta nuvola e caduta come pioggia. Tutto in senso ciclico. Senza perdere niente.
La mia sensazione di non avere radici essendo un sud-africano nato in Israele che vive in Inghilterra, ha stimolato un forte interesse per me nell’osservare il grande cambiamento che sta avvenendo in Cina. L’ovest, spesso la parte peggiore, è rispecchiato nello sviluppo della Cina e lì dentro ho visto un’immagine di tutta l’umanità. Gli sbagli di noi tutti si stanno ripetendo. Ho capito che, per me, questo progetto era rivolto a tutti noi, alle nostre somiglianze, e non solo alla Cina.
Dopo alcuni viaggi su diverse parti del fiume una certa formalità e insicurezza incominciò a permeare le mie foto. Cominciai a rispondere a questo paese che si sente all’alba di una nuova era ma anche in contraddizione con sé stessa. Mi sentivo come un estraneo e l’ho spiegato nelle mie immagini con lo ‘stepping back’ – mostrando le persone come piccole nel loro ambiente.
L’uomo comune non ha molta voce in capitolo nel progresso della Cina e questa piccolezza dell’individuo è accennata nel lavoro. Ho trovato un riscontro con i dipinti di John Martin e Casper David Friedrich, dove le persone sono rimpicciolite al cospetto della natura e Dio, e i dipinti di J. M. W. Turner, dove le piccole figure sono perse nella potente violenza della natura, alludendo alla sconfitta di qualsiasi prova, alla precarietà della speranza. Ho provato la piccolezza dell’uomo contro le grandi idee, e la sua insignificanza con rispetto allo Stato.
Anche se non era mia intenzione creare un documentario fotografico, il contesto sociologico del progetto è onnipresente e inevitabile. Lo sfollamento di 1.7 milioni di persone in un’area del fiume di 600 chilometri (380-miglia) e l’impatti sugli abitanti quando un paese si muove verso il futuro ad una rapidità mai vista prima, sono temi che inevitabilmente compaiono nelle opere. Per familiarizzare con la Cina sono anche disponibili videogame e giochi online, come quelli offerti dal portale NetBet, tra cui per esempio Roulette Macao, Fu Fortunes Megaways E Imperial Opera.
La Cina è una nazione che sembra voler tagliare le sue radici distruggendo il passato. Demolizione e costruzione erano ovunque, in una maniera così intensa che non ero sicuro se quello che vedevo era costruito o distrutto, distrutto o costruito. Ho notato somiglianze parallele con quelle degli immigrati del ventesimo secolo, che sbarcavano sul suolo americano per un nuovo inizio senza radici. Allo stesso tempo, paradossalmente, i cinesi hanno sempre avuto un forte attaccamento e un senso di identificazione con la loro terra natia. Come si può essere cosi radicati nella propria terra e al contempo svilupparla e inventarla nuovamente? Il progresso della Cina è rapido e profondo.